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Nocera Terinese: Dove il Tempo Danza al Ritmo dei Ricordi

 

Nocera Terinese: Dove il Tempo Danza al Ritmo dei Ricordi


C'è un angolo segreto nel cuore pulsante della Calabria, un luogo dove il tempo non si è fermato, ma ha scelto di danzare con grazia, rallentando il suo passo febbrile. Qui, le dolci colline si inchinano riverenti verso l'infinito blu del Mar Tirreno, e l'aria si fa inebriante, intrisa del profumo di fieno appena tagliato che si sposa con l'aroma confortante del pane appena sfornato. Questo luogo incantato è Nocera Terinese, la mia terra natia, un borgo ridente che si adagia a 250 metri di altitudine, abbracciato con tenerezza dalle acque sinuose di due fiumi. Sono venuto al mondo qui, tra queste pietre antiche e questi orizzonti infiniti. Oggi, con la memoria vivida e il cuore traboccante di un affetto inestinguibile, vi invito a un viaggio non solo nei ricordi, ma in un'epoca dimenticata, per riscoprire la Nocera degli anni '50, un sogno che ancora vive.

Un Borgo Vibrante, Tessuto di Anime e Storie

A metà del secolo scorso, Nocera Terinese era ben più di un semplice borgo; era un microcosmo pulsante, una sinfonia di vita contadina e non solo. Sebbene l'agricoltura ne fosse l'anima autentica, dipingendo il paesaggio con mille sfumature di verde smeraldo e oro bruciato dal sole, il borgo era anche un crocevia vivace di scambi, incontri e narrazioni. Le botteghe artigiane risuonavano di un ronzio operoso, quasi un canto antico di mani che creavano. I negozi, scrigni di ogni necessità, offrivano un mondo di possibilità, mentre le tante osterie, cuori pulsanti della socialità, risuonavano di chiacchiere animate e risate cristalline, animando il quotidiano di una comunità strettamente legata, quasi fosse un'unica, grande famiglia.

Non mancava la sua anima più influente, un drappo intessuto dalle famiglie storiche e dai luminari del paese: medici saggi, avvocati eloquenti, notai scrupolosi, e naturalmente, il sacerdote, custode delle anime e faro spirituale. Erano queste figure a costituire l'ossatura solida e invisibile su cui si reggeva l'intero edificio sociale del luogo, garantendo equilibrio e saggezza.

Profumi Evocativi, Giochi Innocenti e l'Abbraccio della Comunità

Nocera era un piccolo borgo dove ogni volto era familiare, ogni storia conosciuta, un intrico affascinante di vicoli stretti e case addossate l'una all'altra, quasi a confidarsi segreti antichi sussurrati dal vento. Ancora oggi, mi basta chiudere gli occhi e vengo avvolto dall'odore pungente del fumo di legna che, nelle gelide sere d'inverno, si libra dalle case e dai magazzini, avvolgendo il paese in un manto accogliente, un abbraccio caldo e materno.

Le strade strette erano il nostro regno, il palcoscenico per i giochi più semplici e autentici, un teatro a cielo aperto dove l'immaginazione era la vera protagonista. Noi bambini rincorrevamo con gioia un pallone fatto di stracci o un vecchio cerchio metallico di bicicletta, trovando la felicità più pura nelle piccole cose, sotto lo sguardo benevolo e protettivo degli adulti. Erano tempi in cui un semplice saluto bastava per sentirsi parte di una grande famiglia, un senso di appartenenza rafforzato da una tradizione unica e deliziosa: i soprannomi. Quasi tutti ci conoscevamo attraverso questi appellativi affettuosi o scherzosi, fili invisibili che tessevano la complessa e affascinante rete sociale del paese, un mosaico di identità e legami.

Punti di Riferimento: Cuore Pulsante di un Tempo che Fu

Il cuore pulsante della vita sociale e commerciale di Nocera erano le sue botteghe, veri e propri crocevia di vita, dove si scambiavano non solo merci, ma anche notizie fresche e pettegolezzi salaci, intessendo la trama del quotidiano. I negozi di generi vari erano empori dove si trovava letteralmente di tutto, come avere un piccolo mercato sempre a disposizione, un luogo di meraviglie e scoperte.

Arrivando a Nocera dal paese vicino, si intravedeva, quasi come un guardiano silenzioso, un vecchio mulino accanto al fiume, oggi restaurato e in funzione per usi didattici e ricreativi, un ponte tra passato e futuro. Nella piazza principale, oltre all'imponente chiesa matrice, sorgeva un'altra chiesa, presieduta dal nostro amato parroco. Sebbene non più in funzione per il culto, oggi è un prezioso spazio per mostre ed eventi, un luogo dove l'arte e la cultura continuano a fiorire. Le farmacie sono ancora un presidio fondamentale, custode della salute e del benessere, mentre la stazione di servizio, un tempo punto di sosta e di chiacchiere, è stata smantellata nel corso degli anni, un piccolo pezzo di storia che svanisce.

Divertimenti, Feste e Tradizioni: L'Anima Inestinguibile di Nocera

La domenica e nei giorni festivi, il cinema del paese era il nostro santuario, il nostro punto di ritrovo sacro. Noi giovani ci perdevamo nelle trame avvincenti dei film epici, un genere che oggi, purtroppo, sembra essersi dissolto nel vento. Ma la magia non finiva qui: le serate di cinema all'aperto in piazza erano un rito collettivo, un'esperienza quasi mistica. Ognuno portava la propria sedia da casa, trasformando lo spazio in un grande salotto sotto le stelle, un'unica, vasta famiglia riunita sotto il cielo infinito. Successivamente, le proiezioni e le performance della banda musicale furono gradualmente sostituite da orchestre e cantanti, segno di un cambiamento dolce e inesorabile.

Gli artigiani locali erano veri e propri maestri, custodi di saperi antichi: il calzolaio che dava nuova vita alle scarpe, il barbiere che con forbici e rasoio scolpiva volti e personalità, il maniscalco che forgiava il ferro, lo stagnino che riparava e creava con la latta, il fabbro che con la sua arte trasformava il ferro grezzo in opere d'arte, e il falegname esperto che con il legno creava mobili e infissi. E non dimentichiamo le donne, che al telaio tessevano con maestria fibre preziose come la seta, il lino e la lana, trasformandole in lenzuola morbide, tovaglie finemente ricamate, asciugamani e coperte calde, un inno alla laboriosità e alla creatività. Basti pensare che ogni porta o portone del corso celava al suo interno un'attività commerciale, un tesoro di ingegno e di vita.

La parte più antica del paese, un tempo situata nella valle, era un custode silenzioso di storie, mentre in cima al colle si potevano ammirare i resti suggestivi di un antico Convento, testimone di secoli di fede e contemplazione. Con il passare del tempo, Nocera si è estesa rapidamente oltre i suoi confini storici, inglobando luoghi che un tempo erano tappe obbligate per carrettieri e lavoratori mattinieri, un'espansione che ha portato nuove vite e nuove energie.

Le fiere, come quelle patronali e quelle dedicate alla Madonna del Carmine, erano appuntamenti annuali imperdibili, organizzate vicino al fiume principale, un vero e proprio abbraccio della natura. Erano occasioni non solo per acquisti e scambi di bestiame, ma veri e propri momenti di incontro, di gioia e di festa per tutta la comunità e per i paesi vicini, un'esplosione di vita e di colori.

Indimenticabili erano anche i matrimoni: all'uscita dalla Chiesa, amici e parenti degli sposi lanciavano una pioggia di confetti, e noi bambini ci affrettavamo a raccoglierli con l'entusiasmo di una caccia al tesoro, un'emozione pura e innocente. Una tradizione che si prolungava quando gli sposi, giunti a casa, ne gettavano altri dal balcone, un gesto di abbondanza e di gioia condivisa.

Un Ricordo che Vive e Balla nel Cuore

Questi sono i miei ricordi di Nocera Terinese di un tempo passato, non solo una storia, ma un'anima che porto nel cuore con affetto, gratitudine e un pizzico di malinconia. Un'epoca fatta di semplicità disarmante, di una solidarietà che avvolgeva come una coperta calda, e di un profondo senso di appartenenza che ancora risuona in me. Spero che questo viaggio nei ricordi, un volo pindarico tra le pieghe del tempo, vi abbia permesso di intravedere, anche solo per un istante, l'anima autentica della Calabria degli anni '50, un'anima che continua a vivere e a danzare nel cuore di chi l'ha amata e di chi imparerà ad amarla.

Attilio Curcio