Chiese e Conventi di Nocera Terinese


II nostro fu un popolo di antiche tradizioni religiose: lo attestano le Chiese e i Conventi costruiti lungo l'arco dei secoli, anche se molti di essi sono da tempo scomparsi. Hanno fatto e fanno, ancora, parte della storia e della cultura del nostro paese e pertanto li ricorderemo.

Come rammentato in precedenza, la prima chiesa cristiana fu quella dedicata a SANTA MARIA DELLA PIETÀ che, una antichissima tradizione orale, vuole sia stata edificata sui ruderi di un antico tempio pagano dedicato a Bacco, come evidenziavano nel 1735 - epoca del restauro e dell'ampliamento - alcuni "frammenti di scultura formati da tralci e pampini di vite". Attualmente anche se chiusa al culto, e non più parrocchia, è in fase di restauro.

La chiesa di SAN SILVESTRO fu la seconda costruita nel nostro paese, intorno al 1300. Sorgeva presso il "Fosso Cupo" di fronte al Rione Motta, ove attualmente è la casa di Luigi Niccoli.
E' ricordata nei Regesti Vaticani per un tale "Petro cappellano", intorno alla prima metà del 1300.

Contemporaneamente, o forse prima, fu costruito l'oratorio di SANTA CATERINA. Sorgeva dove ora è il bivio di via Vivieri, presso la Croce. "Essa era formata da una bassa costruzione inferiore, che fu forse il primitivo oratorio, con ingresso dal sottostante vicoletto, sul quale fu poi edificata la Chiesa con ingresso da via S. Caterina." (Ventura) Nel prosieguo degli anni fu decorata, ampliata e, per - vetustà e per incuria, il tetto e quasi tutte le mura crollarono la notte del 18 novembre 1888. Fu anche sede di un hospitale per il ricovero di poveri e mendichi. Dai documenti risulta che la chiesa possedeva nel 1600 diversi beni, legati e terreni, tra cui il "Lucito" dove sorgeva l'antica fontana di Santa Caterina, detta poi di "Gennariello".

Nell'attuale via Dietro San Giovanni, alla fine del secolo XVII, esisteva una chiesetta dedicata a SANT’ANTONIO ABATE di fronte alla casa Ungheri, dove ora è l’abitazione De Santis. Morelli - Manoscritto. - P. Fiore - Della Calabria Illustrata. -Archivio della Chiesa Matrice di Nocera Terinese.)

Tutte le altre costruzioni, oratori, lauree o cone bizantine: la chiesetta del CARMELO (Cona), quella di SANTA SOFIA (nell'omonima via), quella di SAN GIUSEPPE (alla Marina), SANTA MARIA di VARANO (attuale Contrada), SANTI QUARANTA, VURGHE (tutte nelle omonime Contrade) e altre edificate a devozione familiare, scomparvero tra la metà e la fine del XVIII secolo. Pochi sono i ricordi storici legati a quelle costruzioni, salvo quello della grande fiera che fino alla metà del secolo scorso si svolgeva in località Cona in occasione dei festeggiamenti del Carmelo, il 17 luglio.

Chiesa di San Giovanni Battista

Ignoriamo storicamente la data della costruzione della nostra Chiesa Matrice arcipretale di SAN GIOVANNI BATTISTA, che presenta una grandiosa facciata con una architettura decorativa terminante a timpano cuspidato, con tre pennacchi, ed è ritenuta una delle più belle Chiese della Calabria.
Dovette essere, all'inizio, uno dei tanti oratori bizantini, sorti nei diversi punti dell’allora centro abitato, situata nell'attuale “Via Arena” e precisamente là dove ora è la sacrestia della Chiesa.

Il primo ampliamento avvenne intorno al XIII secolo, con la costruzione di un nuovo campanile. Conferma tale nostra supposizione la data d’incisione della campana piccola: A. D. 1300 con una iscrizione greco - bizantina : AGIOS OTEOS - ISCHIROS -AGIOS ATANATOS - A. D. 1BBB -ALEISON IMAS - AVE MARIA che così traduce : Santo Iddio - Santo il Forte - Santo l’Immortale - Anno 1300 - Abbi pietà di noi - Ave Maria.
Del secolo precedente sono le due Cappelle della Addolorata e del Crocifisso.
Dopo che un orto privato, di cui era proprietario Antonio Vecchio, fu trasformato nell’attuale Piazza, come si desume dai dati d’archivio del Cabreo conservato nella Biblioteca Comunale, alla fine del secolo XV, la Chiesa fu ulteriormente prolungata e furono costruite le altre due Cappelle del Sacramento e del Rosario.
Il terremoto del 1638 danneggiò gravemente la Chiesa, che fu riparata e il vecchio campanile crollato, venne costruito nuovamente, aggiungendovi una seconda campana fusa il 1679.
Tre secoli dopo, gennaio 1979, il campanone si incrinò. A cura dell’arciprete Don Ferlaino, e con la partecipazione dei fedeli, venne rifusa e, nello stesso anno, posto nell'antico abitacolo.
L'antica iscrizione simile a quella della campana piccola, fu sostituita con una nuova del seguente tenore: "CHIAMO I VIVI - PIANGO I MORTI - RALLEGRO IL CIELO E LA TERRA.
Fusa il 1679 -rifusa II 1979 - Arciprete Don Alfredo Ferlaino". L'iscrizione è sormontata dall'incisione del Santo Protettore con il viso rivolto verso la Piazza.

Chiesa di S. Giovanni di Nocera Terinese

Il terremoto del 1783, che arrecò gravi danni all'intera Calabria meridionale, non risparmiò il tempio di San Giovanni, che venne in seguito ricostruito con ispirazione allo stile neoclassico manierato, quale è tuttora Nel 1828, venne innalzata l'elegante cupola rivestita di grigiole colorate. Essa poggia su quattro robusti pilastri collegati ad arcate e su questi si lancia il tamburo cilindrico, che regge la cupola e il lanternino.
Tutti questi lavori furono fatti con l'obolo e con la partecipazione volontaria dell'intera cittadinanza "chi potè e diede volontario il proprio lavoro - uomini e donne - tutti, comunque contribuirono a costruire la chiesa rifatta nuova". Leggiamo a proposito in Ventura: "i fedeli nel giorno di festa, trasportavano dal torrente Grande tutto il materiale occorrente. Il posto dove ponevano la sabbia -’a rina - è chiamato tuttora via "Arena".
La tradizione parla anche di una ininterrotta fila di uomini che, passandosi le pietre di mano in mano, facevano si che nulla mancasse ai muratori.
A lavoro ultimato, si dice che i fedeli, per devozione, vollero che all'ingresso fosse applicato il vecchio portale, rinascimentale, del 1638 che era rimasto intatto nonostante le furie del terremoto e che, nella nicchia sovrastante, anch'essa in pietra con fastigio architettonico, fosse collocata la statua del Santo Protettore, opera del XVII secolo proveniente dall'Abbazia Benedettina di Sant'Eufemia distrutta completamente dal terremoto.
In quell'occasione furono rivestite a stucco le pareti interne. Per maggiormente abbellirla, si lavorò senza interruzione, nel 1846, nel 1854 e nel 1905, quando il terremoto di quell'anno recò seri danni alla struttura della Chiesa e al Campanile
Una Commissione di cui facevano parte cittadini di ogni ceto sociale e creata dall'allora arciprete Don Francesco Pontieri provvide, con oculatezza che la Chiesa, sempre più bella, diventasse il centro propulsore della religiosità del nostro paese.
L’interno è a croce latina, ad una sola navata terminante con l’abside, due cappelle che si aprono nel transetto e sei cappelle laterali che si aprono lungo la navata.

Nella decorazione della Chiesa assai sontuosa realizzata dal pittore Giorgio Pinna da Nicastro, si rilevano affreschi di pregevole fattura tra cui ricordiamo l’antico quadro ad olio della Vergine del Rosario, nell'omonima cappella, del secolo XVII. I quadri sovrastanti gli altarini laterali, invece sono opera del pittore Vincenzo Cavaliere da Scigliano, mentre i tre grandi dipinti, che rappresentano gli episodi più importanti della vita di San Giovanni Battista, sono opera inestimabile del pittore Francesco Colella da Nicastro della fine del secolo XVIII. Infine nella cappella del Sacramento, sull'apposito altare, è collocata, una pala raffigurante l’Ultima Cena dovuta al pittore Pascaletti vissuto nel XVII secolo. La facciata esterna fu decorata dal pittore Zimmatore di Pizzo nel 1907.
Negli ultimi anni si è aggiunto l’artistico altare in marmo realizzato dal maestro Armando Esposito che rende più sontuosa la chiesa. L’attuale Arciprete e Vicario Foraneo è Don Pino Latelli. Nella Chiesa si conservano numerose ed antiche statue di pregio.

Chiesetta dedicata a MARIA S.S. DEL SUFFRAGIO e a SAN MARTINO

In prossimità della Chiesa di San Giovanni Battista, sorge la Chiesetta dedicata a MARIA S.S. DEL SUFFRAGIO e a SAN MARTINO, detta anche dei MORTI: traendo il nome dall'antica confraternita che ivi esisteva.
Fu edificata verosimilmente nel secolo XV: è ad una navata, senza abside e con sacrestia. Al suo interno si possono ammirare decorazioni di elegante stile barocco.
Annesso alla Chiesa fu creato, dai cittadini nel 1606, con dotazione di 500 monete auree, offerte dal vescovo di Tropea, Mons. Tommaso Calvo, un pio asilo di ricovero, come ricorda una lapide murata, attualmente, nella sacrestia.
Non è più aperta al culto.

La Chiesa della S.S. ANNUNZIATA fu l'ultima, in ordine di tempo costruita nel nostro paese. Anche di essa si ignora la data precisa di costruzione. Dovette, all'inizio, essere solo un oratorio ad uso della Congregazione della SS.ma Annunziata, adattato, successivamente a Chiesa, nel XVII secolo "poiché sappiamo che in detta epoca vi celebravano i cappellani di S. Antonio Abate ed i Padri Cappuccini". La campana, difatti, reca l'iscrizione A.D. 1628.
"Nel 1669 fu costruito e messo in opera, a spese e cura della Confraternita, il bellissimo altare di marmo verde di Calabria, sul quale è collocata la nicchia contenente la Statua lignea della Pietà...". La Statua, che iconograficamente è una Pietà, può essere fatta risalire all'arte delle botteghe napoletane del cinque - seicento.
Nel 1913, per l'ampliamento della strada principale del nostro paese, la scalinata con la parte anteriore venne demolita. Il parroco del tempo, il solerte Don Francesco Adamo, con l'obolo cittadino e con quello d'oltreoceano, ma soprattutto con valide elargizioni personali, la fece allungare e rinnovare totalmente.
Le decorazioni interne sono dei pittori Zimatore e Grillo di Pizzo Calabro. Nella Chiesa è conservata anche la Statua dell'Annunciazione, "della fine del XVIII secolo, anch'essa di bottega napoletana".

Il 14 agosto 1997, anno della consacrazione, si è aggiunta in località Marina di Nocera Terinese la Chiesa dedicata a MARIA REGINA DELLA FAMIGLIA, con stile architettonico moderno richiama con la grandiosa scalinata, le colonne, la grande Croce, il tetto e le cupolette vari stili architettonici che si sono susseguiti durante le varie occupazioni nel nostro paese.
L'interno a navata unica, offre uno scenario di mirabile effetto, con le finestre che ricordano la passione di Gesù e con il soffitto che emana una luce soffusa lungo tutta la navata.
L'attuale parroco è Don Maurizio Mete.

Accanto a queste numerose Chiese, che impreziosivano l'edilizia Nocerese, nel paese si contavano anche tre monasteri, rispettivamente appartenuti ai frati Minori, agli Agostiniani riformati Zumpani e ai PP. Cappuccini.

Convento degli Agostiniani

Il Convento degli Agostiniani, sorgeva in aperta campagna, località Campo d'Arata, lungo la via che congiungeva Nocera con le terre di Falerna. Tale convento fu edificato, per volontà dell'Università di Nocera, dal Beato Francesco Zumpano nella seconda metà del 1400 e consacrato nel 1525 da Mons. Frau, vescovo di Martirano.| Era un grande edificio, con ben due chiostri, "torrette di guardia a guisa di fortilizio" ed era detto di S. Maria di Campo di Arata.
Danneggiato dal sisma del 1783, con decreto di Ferdinando IV di Borbone fu soppresso, con altri monasteri e le rendite furono devolute allo stato ed amministrate dalla Cassa Sacra.
Possedeva il Convento, infatti, presso Campo d'Arata, oltre 300 tomolate di terra, boscose prima , ma poi dissodate e messe a coltura dagli stessi monaci. I poderi, olivetati in maggior parte, si trovavano in località Campo d'Arata, Vallone di Marco, Milogna, Cugno dei Monaci e Cugno di Carlo fino al "Lucito" e possedeva, inoltre, molti terreni boscosi.
Questi beni "furono venduti all'asta pubblica ed acquistati dal barone Compagna … e da questi venduti,..., ai germani Silvio e Francesco Ventura...".

Chiesa di San Francesco

Il Convento dei PP. Minori Conventuali, ora solo Chiesa di San Francesco, fu edificato alla periferia settentrionale dell'abitato nocerese, tra la fine del XV secolo e la prima metà del secolo successivo, era a due piani, claustrato con pozzo.
In seguito al terremoto del 1783 il sacro edificio subì gravissimi danni e fu poi soppresso nel 1809 con decreto di Gioacchino Murat. L'edificio rimase in deplorevole abbandono e venne completamente smantellato agli inizi degli anni cinquanta nel secolo scorso. Possedeva circa 173 tomolate in montagna e altrove: Porcili, Stia, Gatta, Schicciolatoio, Lo Bello, Orto del Convento, l'attuale Cutura, che arrivava quasi sino al Destro.
E' stata preservata da tale scempio la sola e magnifica Chiesa ancora aperta al culto e di recente restaurata. Nelle pareti del Tempio, si rilevano tracce di affreschi ed arcosoli tombali del XVI secolo.
In essa è possibile ammirare lo stupendo arco tufaceo che divide, nella maestosità della sua struttura, l'abside quadrata, dalla grandissima navata e testimonia la grande civiltà artistica raggiunta dal nostro paese.
Le due colonne laterali monolitiche, ottagonali, poggiano su quattro piedi leonini ed hanno il capitello scolpito a paniere con motivi di frutta e fiori. Due mani maschili e due muliebri collocate a metà altezza ed opposte sembrano stringere, rispettivamente, ciascuna delle due colonne.
Sulle colonne poggia un grande arco snello di pietra tufacea modanato a tutto sesto sulla cui chiave è incisa la data 1569 e sotto di essa si nota una scrittura a caratteri non decifrabili. L'arco iscritto nel catalogo dei monumenti nazionali è da porsi tra l’XI ed il XII secolo.
Nella navata della Chiesa troviamo anche due altarini in pietra tufacea, e resti di lapide testimonianza di inumazioni gentilizie, infatti tale chiesa, fino al 1886 fu adibita a cimitero.

convento dei PP. Cappuccini

E per ultimo è da considerare il convento dei PP. Cappuccini, edificato sulla parte più alta del paese, la dove sorse in tempo normanno il Castello della città. Risulta infatti che Silvio Ventura, fece donazione del poggio e di ciò che rimaneva del diruto castello ai Monaci della Provincia di Cosenza nel 1581, anno in cui iniziarono i lavori di costruzione del Convento.
Fu finito "di fabbricare secondo la povera forma Cappuccina con celle numero diecinove. Ha la chiesa sotto il titulo et invocatione dell'Assunta." (P. Giocondo da Morano). A forma di quadrilatero, claustrato con pozzo, era costituito di due piani, ed oltre alle 19 celle per i monaci troviamo la cucina, il refettorio, le officine, i depositi, la Biblioteca che conteneva tutti i libri non in dotazione ai monaci e sui quali si esercitavano i predicatori.
Fu soppresso nel febbraio del 1861 con decreto di Eugenio Carignano di Savoia, anche se la presenza dei frati è testimoniata fino al 1866.
Annessa al Convento era una Chiesa, piccola e graziosa, ad una sola navata, in cui si aprivano due piccole cappellette, tutte rifinite in legno. Anche l'altare era di legno preziosamente intarsiato, mentre al suo interno era incastonato un bel Ciborio di madreperla. A differenza di quanto è stato scritto, i monaci non possedevano terreno, salvo quelli circostanti il Convento, ne mandrie di bestie da pascolo, ma campavano di elemosina.

Ricordiamo che, secondo le antiche usanze, sia i Conventi che le Chiese, possedevano delle proprietà che dissodavano e che rendevano produttive.
Oltre a quelle di cui è stata fatta esplicita menzione nel testo rammentiamo che l'Arciconfraternita del Sacramento, che aveva la propria sede nella Chiesa Matrice, possedeva terreni in montagna e in Marina. In montagna a "Bocca del Pago", "Acquafredda" e altrove e in Marina alla "Trempa del Signore" e altrove. A proposito della Cappella del Rosario, sempre nella Chiesa Matrice, si legge: "....possiede nel luogo detto il Destro una possessione di capacità di tomolate una in circa, alberata di viti, fichi, olive e castagni giusti li beni di Gregorio Longo e quelli di Pietro Motta è stimata di rendita, dedotte le spese per la coltura, annui carlini otto".
La Chiesa Matrice di San Giovanni Battista possiede ancora alcuni terreni in contrada "San Cataldo", "Vitale", "Miglierina" e "Sorrentino" (Vedi Cabreo citato - Archivio Comunale. -Vedi Descrizione dei beni ecclesiastici di Nocera citato). Tutti questi beni furono incamerati dallo stato e venduti all'asta pubblica il 7 dicembre 1878.

Tratto dal volume:

Nocera Terinese - Storia, Fede e Tradizione 

Pasqua 2002

Associazione Turistica Pro Loco Ligea I.A.T.

Testi a cura di: Elvasio Curcio, Antonio Macchione, Szumskyj J. Antonio

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