Problemi del sud dopo l’unificazione della Penisola

Problemi del sud

Subito dopo l’Unificazione della Penisola, ad opera dei matematici della politica, venne creato il “problema del sud”, un problema tuttora quasi irrisolto e che costituisce l’eredità di comodo per i governi che si sono avvicendati dal 1861 fino ad oggi. Promesse “problematiche” che si spera, dopo oltre un secolo, possano essere mantenute e risolte.

Come i restanti paesi della Calabria, anche Nocera rimase defraudata nelle sue aspettative e “ ….. non raggiunse la meta del suo necessario benessere sociale ed economico. Rimase un paese
essenzialmente agricolo, con una economia ristretta e senza slancio, con la sua vasta proprietà terriera in prevalenza in mano ai facoltosi che, a loro volta, andranno arricchendosi anche, e soprattutto, a spese dei beni ecclesiastici usurpati o incamerati o venduti senza che i ceti meno abbienti ne riportassero sensibile vantaggio.
Il che si verificò dopo la restaurazione Borbonica e all'indomani della conquista garibaldina, cui seguì non l’avvento della “giustizia” tanto attesa e ritenuta ormai certa da tutti i calabresi, ma uno scandaloso, più che offensivo, rafforzamento della situazione di privilegio della borghesia possidente e dirigente, dei cosiddetti popolarmente “galantuomini”, poco o nulla sensibili di fronte alla necessità della popolazione sulla quale primeggiavano e speculavano”.

E a conforto di quanto scrive lo storico P. Sposato, nostro concittadino, nel suo volume “Per la storia del brigantaggio nella Calabria del ‘700 – Episodi di malvivenza a Nocera” basta, l’episodio, uno dei tanti, che riportiamo e che sono avvenuti nel nostro paese. Le donne che, dalle prime ore del mattino, sino a tarda sera andavano a lavorare tra gli acquitrini malarici delle “Macchie” sotto la sorveglianza del guardiano, per poter “aiutare la fame” dei figli rimasti a casa, nascondevano nel fondo della cesta qualche frutto o altro che poi coprivano con sterco per sfuggire alla “perquisizione”, molte volte insidiosa, dell’occhiuto guardiano del padrone galantuomo.

Tale stato scandaloso sfruttamento in molte occasioni, aggravatosi, continuò sino alla fine della prima Guerra Mondiale, nel 1918.
Aneliti di miglioramenti sociali erano un po’ dovunque tra la gente della Calabria e, nell'euforia della vittoria, anche il nostro paese, sperava in giorni migliori. Speranza, però, che divenne subito amara delusione per leggi di eccessiva fiscalizzazione: l’aumento del costo della vita, la disoccupazione e la miseria crescente esasperarono talmente il popolo di Nocera che intraprese varie forme di lotta contro il predominio dei latifondisti locali.
Nel 1907 Michele Manfredi costituisce la “Lega agricola di Nocera Terinese”. Segue nel 1908 uno sciopero contadino che indirizza la propria protesta contro l’amministrazione comunale del tempo. Ne derivano l’occupazione del Municipio, e la muratura della porta d’ingresso, e per evitare che qualcuno tentasse di entrare, giorno e notte bivaccarono in Piazza San Giovanni: una donna Maria Rizzo, “Agateddra”, con una caldaia posta in piazza, provvedeva al vettovagliamento dei rivoltosi.
Constatato che la situazione non si sbloccava, il Prefetto di Catanzaro ottiene dal Marchese Eugenio De Luca un contratto di colonia parziaria sul fondo “Pietra della Nave”. Nel 1909 si costituisce la Cooperativa “Risorgimento”, il cui presidente Manfredi, diventa Sindaco nel 1913, che viene sciolta di fatto nel 1922 in seguito alle disposizioni del regime fascista che considera il presidente come un “ pericoloso sovversivo”. (Cfr. A. De Vincenzo – Storia memoria e tradizione nell'immaginario di una comunità calabrese).

Diverso effetto, invece, ebbero i moti popolari del nostro paese, scoppiati violenti alla fine della seconda guerra Mondiale.
Se l’aspirazione alla giustizia sociale non era mai venuta meno nella nostra gente, in essa però, era maturata la coscienza civile, resa più forte e combattiva per le passate malversazioni. Si mosse allora, il popolo nocerese, non tanto per il solo recupero delle terre incolte, quanto per un riscatto più vero e più profondo: quello del proprio stato di miseria e d’emarginazione sociale e morale.
In quel 1943 si ebbero, oltre alle manifestazioni violente di popolo, arresti e l’occupazione delle terre incolte della Marina, le “Macchie De Luca”. Nessuno a Nocera cedette, neanche di fronte alle notizie di morti avvenute in altri paesi della Calabria.
Finalmente la tensione si allentò quando, un decreto luogotenenziale del 19 ottobre 1944, il nr. 279, rendeva operante una legge del 1899, mai applicata sino allora e, che autorizzava i Comuni e lo Stato ad espropriare le terre incolte e distribuirle ai contadini.

Problemi del sud

A Nocera l’occupazione delle “Macchie” ebbe fino nell'ottobre del 1946 quando un decreto del Prefetto di Catanzaro, Solimena, del 2 ottobre di quell'anno “…concedeva alla Cooperativa Agricola La Proletaria, di Nocera Terinese, i terreni del fondo Macchie De Luca di proprietà dei sigg. De Luca Carlo e Giuseppe fu Eugenio di Amantea …. della complessiva estensione approssimativa di oltre 10 tomolate”.
Segnò, il 1943, per Nocera, l’inizio del “cammino della speranza”. Lo hanno creduti in molti. Noi amiamo credere che abbia segnato l’inizio del cammino di una certezza, costruttiva di un nuovo ordine civile e sociale. Perciò siamo convinti che si continueranno a costruire edifici pubblici, case, strade, scuole e che si opererà in modo che la gente nocerese, dimenticando i tristi tempi dell’umiliazione e delle speranze amaramente deluse, scrollandosi con coraggio, dalle spalle, l’apatia fatalistica di sempre, avanzi, fiducioso, verso una società in cui convivono fraternità di uomini liberi, giustizia e continuo progresso morale e sociale.

Riverente va il ricordo a tutti i morti del nostro paese: sia quelli caduti sui campi di Battaglia delle due Guerre Mondiali e delle guerre in Africa e Spagna, i cui nomi sono scolpiti nel marmo del Monumento ai Caduti del nostro paese e sia a quelli caduti sui “campi del lavoro.

Per concludere, questo cammino storico, va ricordato che Nocera nella sua lunga vita ebbe riconoscimenti di “nobiltas” dalle autorità politiche ed ecclesiastiche. Basta ricordare le “Relationes ad limina” dei vescovi di Tropea che indicavano inequivocabilmente “oppi dum Nouceria est insigne inter caetera”.
Crescat, Nuceria, eundo! E’ questo il nostro augurio.

Tratto dal volume:

Nocera Terinese - Storia, Fede e Tradizione 

Pasqua 2002

Associazione Turistica Pro Loco Ligea I.A.T.

Testi a cura di: Elvasio Curcio, Antonio Macchione, Szumskyj J. Antonio

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