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Un Inverno da Ricordare

 

Un Inverno da Ricordare

Era un inverno di tanti anni fa, il 2005, uno di quegli inverni che ti entrano nel cuore e non se ne vanno più. Il Natale si avvicinava con la sua magia, e un dolce profumo di frutta candita aleggiava nell’aria, creando un'atmosfera festosa e accogliente. Sembrava che ogni angolo si trasformasse in un meraviglioso presepe vivente, dove le campane rintoccavano allegre e le luci scintillavano, creando un'aria incantata. L'aria frizzante di quel gelido inverno deliziava i sensi con un caleidoscopio di aromi e melodie.

Ricordo ancora quel viaggio con mio figlio Giovanni, un viaggio verso l'Ospedale di Lanzo d'Intelvi, un itinerario che si sarebbe trasformato in un'avventura indimenticabile. Mentre attraversavamo il passo svizzero, il cielo si oscurò e i primi fiocchi di neve iniziarono a danzare nell'aria. In poco tempo, la neve cadde copiosa, avvolgendo tutto in un candido manto. Il paesaggio cambiò radicalmente, trasformandosi in un mondo incantato, dove ogni cosa sembrava sospesa in un sogno.

Ci rendemmo conto che la situazione si stava facendo difficile, ma era troppo tardi per tornare indietro. La strada, stretta e tortuosa, era già ricoperta da uno spesso strato di neve. La nostra auto, fortunatamente una Punto nuovo modello, ansimante come un antico drago, faticava a procedere. Ricordo l'odore acre dello scarico dell'auto mentre cercava di affrontare le salite più impervie. Ma non importava, l'importante era arrivare a destinazione.

Equipaggiata con gomme invernali, cercammo di affrontare la salita, ma ben presto capimmo che le catene da neve sarebbero state necessarie.

Le ore passavano lentamente, e la tensione cresceva. Ma la bellezza del paesaggio ci affascinava. Ogni fiocco di neve che si posava sul parabrezza era un piccolo miracolo. Il silenzio era rotto solo dal rumore della neve che si accumulava sul tetto dell'auto e dal rombo del motore che faticava.

Il freddo pungente si insinuava nell'abitacolo, ma l'emozione del viaggio ci scaldava il cuore. Il paesaggio fuori dai finestrini era incantevole e allo stesso tempo inquietante. Alberi carichi di neve, tetti imbiancati, un silenzio ovattato rotto solo dal rumore della neve che cadeva e dallo stridere delle gomme.

Ogni curva era un'incognita, ogni salita una sfida. Il tempo sembrava dilatarsi, ma ogni istante era prezioso.

Ci sentivamo come esploratori, alla scoperta di un mondo sconosciuto.

Nonostante le difficoltà, l'emozione di quel viaggio era indescrivibile. Mio figlio, affascinato dalla bellezza del paesaggio innevato, premeva il naso contro il finestrino, incantato dai fiocchi che scivolavano lentamente. E io, osservandolo, provavo una profonda gratitudine per quei momenti condivisi.

Finalmente, dopo ore di viaggio interminabili, arrivammo a destinazione. In quel momento, la fatica del viaggio svanì, sostituita da un senso di profonda gratitudine.

L'ospedale, avvolto nella neve, sembrava un castello incantato e finalmente potemmo riunirci in un abbraccio alle nostre persone care. In quel momento, capii che i ricordi più belli non sono quelli costruiti sui comfort, ma quelli forgiati dalle avversità, da un viaggio condiviso, da un abbraccio caldo in una giornata fredda.

Attilio Curcio

Un Inverno da Ricordare

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