Questa è la favola di un personaggio di un paese qualsiasi, dove la gente è identificata con soprannomi affettuosi, ma assolutamente non dispregiativi.
Dunque.
C'era una volta, in un paesino italiano dove il sole splendeva più luminoso e le risate risuonavano più forti, un giovane di nome Giuvanni u Pipitaru. Giovanni, come suggerisce il soprannome, era un ragazzo un po' impacciato e spesso si trovava in situazioni divertenti.
Una mattina, sveglio all'alba da un'idea geniale (o così credeva lui), Giovanni decise di organizzare una grande festa a sorpresa per il suo migliore amico, Peppe il Cecato. Ma c'era un piccolo problema: non sapeva dove fosse Peppe!
Così, armato di entusiasmo e di una mappa mentale piuttosto approssimativa del paese, Giovanni iniziò la sua ricerca. La prima tappa fu la casa di Michele u Stuartu (Michele lo Storto), un uomo dalla schiena curva ma dal cuore d'oro. "Hai visto Peppe, Michè?" chiese Giovanni, affannato, quasi senza fiato. Michele, sollevando un sopracciglio, rispose con la sua solita calma: "Potrebbe essere al mercato cu Turu u zuoppu “con Salvatore lo Zoppo”. Ma attenzione, Salvatore ha una leggera tendenza a perdersi anche in una stanza vuota!"
Senza perdere un istante, Giovanni si tuffò nella folla, urtando carretti e inciampando su pesci scivolosi. Tra il puzzo di pesce e il vociare della gente, cercava disperatamente il suo amico. "Peppe! Peppe!" gridava, la voce persa nel caos.
Fu allora che inciampò letteralmente in Gino l'Ubriacone, intento a sorseggiare un fiasco di vino come se fosse un fiume in piena.
"Peppe? Ah, Peppe..." borbottò Gino, strofinandosi un occhio. "Credo di averlo visto sgattaiolare verso la bottega di mastro Ciccio u Gibbusu, quello con la gobba più pronunciata del paese. Ma attenzione, Ciccio ha un'immaginazione fervida e potrebbe aver già inventato una storia su Peppe che lo vede alle prese con un drago sputafuoco!"
Passando davanti alla piazza, incontrò Gesaro uocchi Stuorti (Cesare aveva un po' gli occhi strabici) che stava cercando di aggiustare il campanile con un paio di occhiali da sole. "Gesaro, hai visto Peppe?" chiese Giovanni. Gesaro, senza neanche alzare lo sguardo dalla sua opera, rispose: "Potrebbe essere alla trattoria da Carru Panza Ranne (Carlo pancia grande), quello mangia come un maiale!"
Giovanni corse alla trattoria e trovò Carru seduto a un tavolo, intento a divorare un piatto di pasta più grande di lui. "Hai visto Peppe, Carrù?" chiese ansimante. Carru, con la bocca piena, riuscì a farfugliare: "Prova a chiedere a Pasqualino u Zirrusu (Pasqualino persona stizzosa), quello è sempre con il naso in qualche libro!"
Disperato, si diresse verso la biblioteca, dove trovò Pasqualino immerso in un libro di astrologia. "Pasqualino, hai qualche idea di dove possa essere Peppe?" chiese Giovanni. "No, oggi non l’ho proprio visto."
Giovanni, ormai sudato, confuso e disperato, raggiunse la bottega di mastro Ciccio. Il vecchio falegname, con il suo caratteristico cappello a larghe tese, lo accolse con un sorriso. "Cerchi Peppe? È andato a pescare al fiume, credo. Ma attenzione, Peppe non è un grande nuotatore, quindi potrebbe essere appeso a un ramo!"
Sfinito ma determinato, Giovanni si diresse verso il fiume. Lì, vide Peppe seduto tranquillamente su una panchina, intento a leggere un libro. "Peppe! Finarmente taju truvatu!" esclamò Giovanni, sollevato.
Peppe, sorpreso, chiuse il libro. "Giuvà? Ma chi ci fai ccà? Pensavo fossi ancora aru liettu!" "Stavo organizzando una festa a sorpresa per te!" rispose Giovanni, tutto rosso in volto.
E così, la grande caccia al suo amico si concluse con un lieto fine, Peppe u Cecato era immerso nella lettura.
Quella sera, Giuvanni u Pipitaru, Michele u Stuartu, Gino u mbriacune, mastro Ciccio u Gibbusu, Gesaru occhi Stuarti, Carru Panza Ranne, Pasqualinu u Zirrusu, Turu u Zuoppu, e tutti gli abitanti del paese si riunirono per festeggiare Peppe u Cecato e per ridere delle avventure di Giuvanni u Pipitaro. Da quel giorno, la storia di Giovanni e della sua ricerca divenne una leggenda nel paese, tramandata di generazione in generazione.