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Nel cuore del Reventino: tra boschi e ricordi


tra boschi e ricordi

Ricordo che era un dicembre, verso la fine degli anni '50, con un'aria frizzantina tipica dell'inverno, quando incontrai per la prima volta i miei zii e cugini che non avevo mai visto prima. Vivevano in un bellissimo casolare, circondato da maestosi alberi nelle zone montane nel cuore del Reventino ai piedi della Sila Calabrese.

La località si chiamava, e si chiama ancora, Marignano, una frazione tra Motta Santa Lucia e Decollatura, una zona montuosa ricca di castagni, abeti e pini di varie specie, con tantissime felci che ricoprivano completamente il suolo. Per me, che provenivo da un borgo collinare ricco di olivi e agrumeti vicino al mare, era come varcare il confine verso una terra lontana e sconosciuta.

In quegli anni, spostarsi non era semplice come oggi. Le strade erano sterrate e impervie, e le corse degli autobus, uniche vie di comunicazione, erano lunghe e faticose. Nonostante la distanza in linea d'aria fosse breve, il viaggio sembrava interminabile. Ma l'emozione di incontrare i miei parenti mi faceva dimenticare ogni fatica.

La corriera, sbuffando come un vecchio drago, arrancava su una strada tortuosa. Dai finestrini, osservavo il paesaggio che cambiava lentamente: gli uliveti e i campi coltivati lasciavano il posto a boschi sempre più fitti, fino a quando non apparve all'orizzonte una sagoma inconfondibile: erano i miei parenti.

Ancora mi percorre un brivido lungo la schiena quando ripenso al momento in cui misi piede a terra dalla corriera. Era dicembre del '59, e l'aria pungente dell'inverno mi salutò come un vecchio amico. Marignano, con le sue case sparse avvolte nella nebbia e la neve che ricopriva tutto, sembrava un presepe vivente. Immerso nel profumo di legna arsa e terra bagnata, fui accolto dai sorrisi affettuosi di mio zio e dei miei cugini, che mi accompagnavano al casolare. Quel posto, nel cuore pulsante del Reventino, era un universo a parte, distante dalla vita di paese alla quale ero abituato.

Il casolare era un abbraccio caldo nel cuore dell'inverno. Il fuoco scoppiettava nel camino e sputava scintille dorate, illuminando le pareti grezze e le travi in legno. Una pignatta fumante di fagioli traboccava e l'aria era satura di profumi: legno bruciato, pane appena sfornato e, a tratti, una delicata nota di resina. Mia zia, una donna alta e minuta dai capelli bianchi, mi accolse con un sorriso raggiante, offrendomi una tazza fumante di latte caldo. Mi sentivo bambino, avvolto dalle sue cure e dal calore della famiglia.

Trascorrevo giornate meravigliose con i miei cugini, che portavano il gregge al pascolo. Esploravamo i boschi, raccoglievamo castagne e ascoltavamo i nostri racconti. Ricordo che un pomeriggio, mio cugino Francesco, che è di qualche anno più grande di me, mi portò sotto un grande castagno dove c'era una piccola tenda che usava durante il pascolo. Incantato, mentre sognavamo avventure, ascoltavo il vento che sussurrava tra le foglie degli alberi.

La zia preparava un piatto squisito: le castagne lesse con la ricotta. Il sapore dolce e cremoso delle castagne si sposava perfettamente con la freschezza della ricotta. Mentre mangiavamo, osservavo le fiamme del camino e sentivo un senso di pace e di benessere che non avevo mai provato prima.

Quell'inverno passato tra le montagne del Reventino è stato uno dei più belli della mia vita. Un'esperienza che ha lasciato un segno indelebile nella mia infanzia e che porto nel cuore. Oggi, quell’antico casolare è ridotto a rudere, ma il ricordo di quei giorni felici vive nel mio cuore.


Marignano

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