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I Noceresi

campagna nocerese

Onesto, sempre laborioso, parco: amante del nucleo familiare che, nonostante siano mutati i tempi, gli usi e le abitudini, costituisce il fulcro, nella maggior parte dei casi, dell’amore coniugale e filiale, il nocerese attempato ha ancora la moglie come compagna di lavoro.
Le nuove generazioni, invece, studiano, alcuni, conseguita la Licenza Media Inferiore, lasciano i campi ed i padri e, speranzosi, vanno alla ricerca di forma di vita migliori e più agiate, altri continuano gli studi superiori. Chi emigra si reca o al Nord d’Italia o all'estero: Nei paesi della Comunità Europea o oltre Oceano.
Una volta partiti, sentono però il richiamo d’amore della loro terra e ritornano nelle festività pasquali o natalizie o nelle vacanze estive, per sentirsi, nonostante tutto, sempre noceresi. Anche se in buona percentuale è rimasto agricoltore, il nocerese, però non è rimasto sordo alle voci nuove, ne insensibile alle mutazioni sociali operanti ormai in ogni dove: ha subito, quindi, il cittadino di Nocera, una sia pur lenta metamorfosi e, come suo costume, in silenzio, s’è inserito nel nuovo processo storico che sa di forme diverse del vivere, di essere e di operare sia nei rapporti privati che in quelli sociali e ciò è dovuto e deve essere attribuito: prima, alla fine dell’isolamento geografico in cui il nocerese è stato costretto a vivere per secoli, solo nella sua solitudine; secondo, una volta uscito dall'isolamento alla irruzione, violenta dei mezzi di comunicazione di massa – radio – televisione – telefono e tutti gli elettrodomestici che hanno rivoluzionato modi e tenor di vita; terzo, il più importante, l’incontro col comodo della cultura globalizzata.
L’emigrazione, o il miraggio di poter migliorare la propria condizione di vita, ha spinto per il passato, soprattutto, molti noceresi ad abbandonare le proprie case, per trovare migliore sorte nelle Americhe e dopo la seconda guerra mondiale nel ricco triangolo industriale del nord Italia.
Qui a Nocera sono rimaste solo tante case chiuse, sugli stipiti delle quali è cresciuta l’erba, che per dirla con Achille Curcio, testimonia un “abbandono di morte”.
All'inizio del secolo scorso Nocera contava oltre seimila abitanti, magari anche ammassati, intere famiglie, in promiscuità nei fetidi “catuaji”, oggi solo poco meno di cinquemila, mentre colonie numerose di Noceresi e discendenti d’essi si contano negli USA, in Canada, in Argentina, in Australia.

pacchiana calabrese

Passeggiando per le strette vie del nostro paese, è possibile incontrare ancora, però, qualche “pacchiana”, magari attempata dagli anni ma sempre immersa negli inebrianti colori del suo tipico costume.
“La pacchiana” è stata da sempre il costume tipico delle genti noceresi, costruito d’”a cammisa”, “u pannu”: rosso per le maritate, nero per le vedove, violaceo per nubili; “a gunneddra”: una sorta di ampia gonna tutta pieghettata; “u scpenzeru”, che ha sostituito per comodità e praticità il più caratteristico “jippune”, una sorta di corpetto che avvolgeva il seno e scendeva sui fianchi, per non dimenticare “u mantisinu”…”
E terminiamo questa digressione sui noceresi, ricordando i più illustri: oltre ai tanti notai e tanti arcipreti che ci hanno lasciato memorie del nostro passato nelle loro opere, ricordiamo:

Padre Francesco Acerbo, della Compagnia di Gesù nato a Nocera Terinese negli anni compresi tra il 1606 ed il 1608 e morto a Napoli il 1690. Poeta in lingua latina molto apprezzato ai suoi tempi, infatti egli era “Eruditissimo per profonda dottrina, fu anche squisito poeta latino…”. Autore di numerose opere tra le quali ricordiamo il “De Natali Auctoris Calabriae solo” ed il “Polypodium Apollineum”. Pubblicò anche due libri di epigrammi sulla Vita di Gesù.

Eugenio Ventura (1846-1912), fu consigliere provinciale per il mandamento di Nicastro dal 1872 e deputato al Parlamento Nazionale per il collegio di Nicastro dal 1900. Nel 1896 fondò la Banca Cooperativa che poi divenne Banca Popolare di Nicastro.

Michele Manfredi, sindaco del nostro paese la cui opera è stata già ricordata nei capitoli precedenti.

Ignazio Ventura, autore a tutt'oggi dell'unica monografia storica sul nostro paese con la quale ha lasciato alle nuove generazioni i ricordi storici di un tempo, alcuni ormai perduti, ma che restano nelle pagine del nostro autore.

Leopoldo Rossi, uomo dalle preclare virtù morali, sindaco di Nocera nel 1948, insigne giurista ed attento studioso.

Padre Pasquale Sposato, dei Minimi, storico. Detenne la cattedra di Storia e Filosofia presso "l'Istituto S. Gabriele di Roma" e quella di Lettere presso "l'Istituto Quintino Sella", mentre conseguiva la libera docenza in Storia Moderna, veniva chiamato come Professore incaricato alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Chieti. Deputato della "Deputazione di Storia Patria per la Calabria", indirizzò la ricerca scientifica verso lo studio della Riforma Cattolica e del Giansenismo in Calabria.
Numerose le sue opere tra cui segnaliamo "Per la Storia del Brigantaggio" e "Aspetti e figure della Riforma-Cattolico Tridentino in Calabria".


Ernesto Pontieri, dal 1932 professore di Storia Medievale e Moderna all'Università di Napoli, per nove anni Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia per nove anni Rettore Magnifico della "Federico II" di Napoli. Ha retto anche "l'Università degli Studi dell'Aquila". Socio dell'"Accademia dei Lincei", Presidente dell'"Accademia Pontaniana" di Napoli, della "Società Napoletana di Storia Patria" e della "Deputazione di Storia Patria per la Calabria". Autore di decine di eccezionali opere sul periodo bizantino – longobardo e sul periodo normanno dell'Italia meridionale, ha efficacemente contribuito ad una più esatta valutazione del fatto storico dell'unificazione politica, amministrativa e sociale del nostro mezzogiorno. Per il suo filiale amore per la terra natia ha voluto che dopo la morte potesse riposare nel cimitero del nostro paese.

Don Francesco Pontieri, arciprete, ricordato per il suo instancabile zelo pastorale e per la sua preziosa solerzia grazie alla quale riuscì a preservare dallo scempio del terremoto drammatico del 1905 la stessa Chiesa Matrice. Don Francesco Adamo, canonico stimatissimo dai noceresi per l'amore che nutriva per la Chiesa dell’Annunziata, in particolare, e per la statua dell'Addolorata, ivi conservata. A lui si deve il restauro e la riapertura di detta Chiesa.

Francesco Antonio Rizzuto, fondatore dell'agenzia di informazioni commerciali e della rivista "Veritas" ha tra le altre iniziative, realizzato "l'Istituto Americano di Ricerche Economiche e Giuridiche e Sociali" e 1'"Associazione della Stampa Tecnica". "Cavaliere del S. M. O. M." ed insignito dell'"Ordine al Merito della Repubblica Italiana", "Ordine Nazionale al merito di Cuba e del Paraguay" e "Ordine Cristobal Colon della Repubblica Dominicana" oltre alle vie e piazze a lui dedicate. Pur amando e rispettando l'Argentina non ne aveva mai voluto assumere la cittadinanza e volle rimanere "nocerese e italiano". La villa comunale porta il suo nome.

Saturno Valentino, generale d'aviazione. Durante la seconda guerra mondiale si distinse per il coraggio eccezionale. Fu pluridecorato al valore militare, ottenne, infatti, due medaglie d'argento sul campo ed una decorazione tedesca sempre sul campo e varie decorazioni di bronzo.

Ernesto Adamo, creatore e fondatore della Biblioteca Comunale, si dedicò a tale attività con passione e zelo fino alla morte. Socio fondatore e poi Presidente della Pro Loco che guidò per moltissimi anni prodigandosi, tra le altre cose, per l'inizio degli scavi sul "Piano della Tirena".

Tratto dal volume:

Nocera Terinese - Storia, Fede e Tradizione 

Pasqua 2002

Associazione Turistica Pro Loco Ligea I.A.T.

Testi a cura di: Elvasio Curcio, Antonio Macchione, Szumskyj J. Antonio