Nocera Terinese: eccola, tra il verde della collina che
dolcemente degrada dal Monte Mancuso verso il Mar Tirreno, a 250 m . d’altitudine e a
eguale distanza tra i monti e il mare.
Aggrappata “unguibus et rostro” alle pendici meridionali del
monte Reventino, sorge su un piccolo promontorio, alla confluenza delle vallate
dei torrenti Grande e Rivale.
Tracciare un profilo di Nocera Terinese non è una cosa
facile, come prima vista potrebbe sembrare, non solo perché le sue origini si
perdono nella notte dei tempi, ma anche perché su questa terra troppi invasori
si sono succeduti e varie civiltà si sono giustapposte.
Ci soffermeremo, pertanto, sulle tappe fondamentali del
cammino storico di uno dei più antichi centri urbani della Calabria, per
cogliere gli aspetti più significativi che hanno contribuito a creare la realtà
ambientale e sociale in cui oggi viviamo.
Le origini di Nocera Terinese risalgono, al paleolitico
superiore. Infatti, in contrada Sciabbica alcuni ritrovamenti “musteriani”
effettuati da Roberto Spadea, per la precisazione un raschiatoio laterale con
tallone a faccette e un frammento di lama a ritocco semplice, che richiamano
esemplari simili del “levalloisiano” confermano ancora una volta l’ipotesi che
la zona, posta lungo il fiume Grande e il basso Savuto, merita una ricerca più
approfondita. Anche da parte di Dario Leone, si ebbero ritrovamenti importanti
nel nostro territorio tutti regolarmente pubblicati a cura della competente
Soprintendenza Archeologica di Reggio Calabria e che pongono senza ombra di
dubbio l’inizio della frequentazione delle nostre lande fin dai primordi
dell’uomo.
La località chiamata tuttora “Grotticelle”, era adatta alla
vita dell’uomo primitivo per il clima temperato, la presenza di numerosi corsi
d’acqua, la vicinanza al mare, l’abbondanza di boschi e della selvaggina.
Le epoche successive sono dapprima indagate da Paolo Orsi,
l’illustre archeologo che nel 1913 e 1921 fece dei saggi di scavo nella zona
denominata “Pian della Tirrena”.
Con maggiore vigore sono ripresi gli scavi nel 1982 con
Roberto Spadea ed Elena Lattanzi della Soprintendenza Archeologica della
Calabria e con Nazarena Valenza Mele dell’Università di Napoli. Le indagini
nell’area archeologica, nel frattempo vincolata amministrativamente dalla legge
nazionale di tutela, hanno individuato un antico abitato indigeno, su cui
successivamente si è stratificato l’elemento greco, poi brezio ed infine
romano.
Si fa consistente l’ipotesi della Temesa omerica citata
nell’Odissea, ma non si ha ancora certezza storica almeno fino a quando non
saranno effettuati gli scavi necessari per raccogliere ulteriori notizie sull’abitato
posto sul pianoro.
Tuttora non si riesce a sapere quale sia stata la città che
sorse nel nostro territorio e, specificamente, sul “Piano di Tirena”:
Noucrinon, Temesa o Terina. Esuleremmo dal nostro compito se ci soffermassimo a
considerare la questione storicamente.
Diremo semplicemente che Terina si vuole fondata dai
crotoniati verso la fine del VI secolo a.C. e raggiunto un altissimo livello di
civiltà, divenne un grosso centro di raccolta e commercializzazione di prodotti
provenienti dalla madre patria, grazie anche alla presenza del “porto”, essa
ebbe un’attivissima vita economica, tanto che impose le sue bellissime monete,
25 conii erano in argento e 8
in bronzo, in tutti i mercati. La ricordano, tra gli
altri, Strabone e Plinio.
Grande, quindi, fu l’importanza di Terina, tanto che
Annibale, dopo la battaglia di Canne, per non farla cadere in mano ai romani la
distrusse, per come ricorda il Mommsen in “Storia di Roma antica” (pp.617 e
623).
Da allora la città non si risollevò mai più, anzi fu teatro
di spoliazioni e saccheggi conseguenti alle aspre guerre tra Romani e Brettii.
Anche Temesa fu città molto antica, ma sono molto scarse le
notizie storiche circa il periodo più antico della sua vita.
Alcuni sostengono che sorse durante i “nostoi”, si tratta
dei greci che ritornavano, dopo la distruzione di Troia, in Patria, altri
parlano di emigrazioni di popoli greci in cerca di nuove terre. Di sicuro si sa
che quando Annibale distrugge Terina nel 203 a .C. questa cessa definitivamente di
esistere, mentre Temesa, rifondata dai romani, continuerà ad esistere, secondo
Pausania, per altri tre secoli e mezzo.
Interessante la leggenda di Eutimo che appare per la prima
volta in Callimaco, ma che viene in seguito ripresa da quasi tutte le fonti
antiche. Secondo Callimaco “A Temesa, un compagno abbandonato dalla nave di
Ulisse impose un tributo alle genti del luogo, che dovevano portargli un letto
ed una vergine pronta per il matrimonio. Al mattino i genitori di lei avrebbero
portato via una donna non più vergine. Eutimo pugile, da Locri, intervenuto in
tempo per il sacrificio, abolì questo orrendo tributo”.
Questo importante racconto con molta probabilità ricorda la
presa della città da parte dei Locresi Epizefirii.
Temesa, in seguito, fu una delle prime città calabresi ad
abbracciare il cristianesimo, tanto che divenne sede di diocesi. I suoi vescovi
sono ricordati varie volte considerando la fonte citata nel Regesto Vaticano
curato da Padre Fra ncesco Russo – l’ultima notizia
storica è del vescovo Giovanni che partecipò al IV Concilio di Costantinopoli e
da quella data cessano le notizie circa l’esistenza di Temesa.
Se per le prime due città, si hanno scarse notizie, per
Noucrinon non si ha alcun riferimento letterario: l’esistenza di questa città è
ricordata dalle sue monete rinvenute nel nostro territorio e coniate tra il 350
e il 270 a .C.
secondo quanto ha scritto I. Ventura nel suo volume “Nocera Terinese, storia di
una terra di Calabria”.
Alcune monete rinvenute recano la scritta “Noucrinon”, per
la verità poche, mentre le altre recano le iscrizioni di “Teràinon”, “Terainòi”
e “Terina”. L’identità del conio di Terina e di Nucria rivelerebbe la
coesistenza di due centri abitati nella stessa zona. Tutto ciò ha fatto
supporre ad alcuni storici che Nocera sia stata colonia di Terina o almeno
luogo di caccia degli stessi Terinesi.
Secondo altri studi Nucria sarebbe una città fondata dai
sanniti, quindi potrebbe essere una delle prime città, cosiddette, italiche
abitate da autoctoni che parlavano losco e che cominciarono il loro cammino storico
nel V secolo a.C. periodo in cui l’Italia del Sud venne colonizzata dai greci.
Comunque siano stati gli italici, i pelasgi, i brezi o i greci il piano divenne
un centro abitato sicuramente di grande importanza visti i risultati ottenuti
dagli scavi effettuati negli ultimi anni nel territorio nocerese.
Infatti, sul “Piano della Tirena” gli scavi indicano la
presenza di un abitato urbanisticamente orientato a N-NE con l’ubicazione del
quartiere artigiano verso la parte bassa del pianoro, come alcuni indizi
lasciano presagire. L’insediamento in base ai frammenti ritrovati, fa dedurre
un lungo periodo di frequentazione che va dall'età magno – greca, VI sec. a.C.
fino al tardo periodo Bizantino.
Le possenti opere murarie superstiti ne fanno arguire
l’importanza, considerando la posizione geografica del pianoro posto lungo la
direttrice del Savuto, verso lo Jonio e quindi verso Crotone così come
ampiamente e tecnicamente descritto nel volume della prof.ssa Nazarena Valenza
Mele “ Ricerche nella Brettia Nocera Terinese”.
Tratto dal volume:
Nocera Terinese - Storia, Fede e Tradizione
Pasqua 2002
Associazione Turistica Pro Loco Ligea I.A.T.
Testi a cura di: Elvasio Curcio, Antonio Macchione, Szumskyj J. Antonio